Autore: Banca Widiba
Data di pubblicazione: 29 agosto 2024
L’impatto delle emozioni nelle scelte finanziarie: i bias comportamentali
“Bias comportamentali” o “errori di valutazione” sono espressioni entrate ormai nel gergo finanziario più comune. Questo perché le emozioni sono sempre più presenti nelle decisioni finanziarie degli investitori, arrivando a influenzarne le scelte e il comportamento. Soprattutto in condizioni di volatilità dei mercati o instabilità delle economie mondiali, come quelle degli ultimi anni.
La finanza comportamentale è nata proprio con il presupposto di riconoscere questi bias e aiutare l’investitore a combatterli. Una mission che i consulenti finanziari devono interiorizzare, cercando di vestire i panni di una guida - anche - spirituale per i propri clienti. Servono le giuste competenze e una sottile sensibilità per aiutare l’investitore a non perdere opportunità per colpa delle emozioni. Ma come si riconoscono i bias? E come si combattono?
Bias: cosa sono e come superarli
I Bias, per definizione, sono quelle distorsioni dalla razionalità che compaiono quando bisogna dare un giudizio o valutare la complessità di un problema o di una situazione. Se ne distinguono due tipologie: bias cognitivi e bias emozionali. Nel primo caso, hanno a che fare con un modo (sbagliato) di ragionare; nel secondo caso, invece, sono legati al “peso” e al ruolo che le emozioni rivestono nel momento in cui deve essere presa una scelta.
Nel caso degli investitori, questi bias possono fare capolino e influenzare negativamente le loro scelte finanziarie. Ce ne sono alcuni a cui fare particolare attenzione, tra questi ci sono:
Un eccessivo ottimismo che si lega a un’eccessiva sicurezza in sé stessi. Spesso l’investitore pensa di essere capace di fare previsioni sull’andamento dei mercati - il cosiddetto market timing - senza averne le competenze. Il rischio, in questo caso, è di sovrappesare i propri investimenti in un determinato settore o segmento, per “colpa” di personalissime convinzioni il più delle volte sbagliate.
Emozioni come la paura e l’avidità, invece, spingono gli investitori a compiere decisioni affrettate e spesso errate. La prima subentra quando si cerca di rimanere nella propria comfort zone, per evitare di correre rischi che possano, nel peggiore dei casi, far perdere rendimenti. L’avidità ha l’effetto opposto e spinge gli investitori a prendere rischi eccessivi per avere guadagni immediati che, purtroppo, non sono sempre realizzabili.
C’è poi il rimpianto di aver perso occasioni preziose che, in un contesto finanziario, può essere davvero dannoso. Questa emozione diventa ancor più pericolosa quando genera la cosiddetta “paralisi decisionale”: l’investitore non riesce a prendere nuove decisioni per paura di commettere più volte lo stesso errore.
In ultimo, l’effetto gregge. Questo bias è legato all’incapacità dell’investitore di pensare con la propria testa e prendere decisioni da solo. Nel contesto finanziario - e non solo - non è detto che la scelta compiuta da tutti o dalla maggior parte degli investitori sia la più giusta, quindi non è mai prudente seguire la massa.
L'importanza di avere al proprio fianco un consulente esperto
Il coinvolgimento psicologico nel processo di investimento è comprensibile ma spesso inevitabile. Avere al proprio fianco un consulente capace di gestire questo carico emotivo è essenziale per l’investitore, anche perché aiuta a elaborare una strategia di investimento molto più solida ed efficace.
In primo luogo, c’è un tema di educazione e consapevolezza. Il consulente ha il dovere di educare il proprio cliente agli effetti che le emozioni possono avere sulle decisioni finanziarie, con dati alla mano e informazioni che siano il più dettagliate possibile. Fatto questo, lo step successivo è collaborare per ridurre l’impatto delle emozioni e promuovere decisioni più razionali.
Un altro aspetto che può mitigare i bias emotivi è incoraggiare il cliente a prediligere obiettivi finanziari di lungo termine, e non fermarsi alle fluttuazioni di breve termine del mercato. Così la pianificazione finanziaria acquista una maggiore solidità e il cliente, dal canto suo, riceve in cambio una guida chiara e maggior sicurezza da parte del suo consulente.
Infine, un’altra parola chiave è: personalizzazione. Ogni investitore è unico, è un'entità a sé. Per questa ragione l’approccio del consulente non può essere “universale”, perché le emozioni, così come i bisogni, variano da persona a persona.
Una strategia di investimento personalizzata deve tener conto dei bisogni reali, della tolleranza al rischio (individuale), degli obiettivi e delle esperienze pregresse del proprio cliente. Solo rispettando queste priorità si potrà fornire un servizio efficace e puntuale e parallelamente consolidare la relazione con il proprio cliente.
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